Antonio Castelli nasce a Castelbuono il 14 settembre del 1923. Conseguita la licenza liceale presso il Liceo Classico “Mandralisca” di Cefalù, si laurea in legge nel 1945. Dopo aver collaborato, tra il 1954 e il 1958, con il «Mondo» di Pannunzio e con il «Caffè» di Vicari, lo scrittore pubblica nel 1962 il volume Gli ombelichi tenui nella collana «Narratori» della Lerici, diretta da Romano Bilenchi e Mario Luzi; nel 1967, per i tipi della Vallecchi, con il sostegno di Geno Pampaloni, vede la luce Entromondo, dove si legge nel risvolto di copertina:
“la grande tradizione siciliana che si richiama al verismo epico di Giovanni Verga è bruciata in questo libro con la rapidità di un corto circuito. Antonio Castelli, siciliano toccato da una follia verbale parodistica e demistificante, parte da una realtà provinciale per giungere, a furia di semplificazione e sviamenti di significato, a un sistema metaforico che esclude ogni richiamo al momento naturalistico dell’esistenza e ai dati tangibili della vita e della società…
Lo stile, per Castelli, è per tanta parte un problema di manutenzione del vocabolario”.
Negli anni successivi continua a collaborare con diversi Periodici e Quotidiani, con la RAI, porta avanti le sue passioni musicali, i contatti con i compositori Luigi Dallapiccola, Ildebrando Pizzetti, con il direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni. Nel 1969 con il maestro Riccardo Malipiero elabora il progetto de La condizione accordale. Monomelomimodramma di uomini e cose. Il lavoro avrebbe dovuto inaugurare nel 1970 il Teatro Bellini di Palermo, ma, come è noto, sarebbero passati oltre trent’anni prima della sua riapertura.
Temi fondamentali della sua opera rimangono i linguaggi della cultura contadina, la perdita delle radici. Fu un antesignano delle battaglie per la tutela dell’ambiente naturale e urbano.
Nel 1985 il suo grande amico, Leonardo Sciascia, cura la pubblicazione nella collana «La memoria» di Passi a piedi passi a memoria fusione dei primi due libri.
Aveva scritto Sciascia in Morte dell’inquisitore:
“E mi hanno accompagnato in questo lavoro, così come certi temi musicali per ore o giornate intere a volte ci accompagnano, certe notazioni (di natura musicale appunto) del mio amico Antonio Castelli: quelle che nel finissimo libro Gli ombelichi tenui dicono delle nostre radici (sue come mie), del nostro respiro, della nostra misura umana nel paese in cui siamo nati.”
Castelli muore nel 1988 a Palermo.
Nel 2008, a cura di Giuseppe Saja, è stata pubblicata dalla casa editrice Salvatore Sciascia l’intera produzione narrativa dello scrittore: Opere (testi editi, inediti e dispersi).
Nel 2019 la Biblioteca Comunale di Castelbuono viene intitolata allo scrittore. Nello stesso anno l’associazione “Castelli Di Pace”, intestata allo scrittore e alla moglie Liana, allestisce presso il Museo Civico di Castelbuono la mostra PAESE COME COSMO. Antonio Castelli. Documenti e Scritture, il cui catalogo è pubblicato dall’editore Salvatore Sciascia nel 2021.
Tommaso Gambaro