Iconografia della Storia naturale delle Madonie

Iconografia della Storia naturale delle Madonie


Oltre 500 tavole a colori, relative alla natura delle Madonie, che Minà Palumbo dipinse fra il 1836 e il 1859.


Quattro volumi in carta pregiata, doppia lingua e in un unico cofanetto. Per un'opera unica

Un’opera scientifica straordinaria, comprendente oltre 500 tavole a colori, relative alla natura delle Madonie, che Minà Palumbo dipinse fra il 1836 e il 1859. In esse sono illustrate centinaia di vegetali (200 tavole), uccelli (191 tavole), rettili, anfibi, insetti, molluschi terrestri. L’opera, connubio tra cultura, arte e scienza, in quanto frutto del lavoro di una stessa mente, costituisce la sintesi del sapere naturalistico del tempo in cui venne elaborata.
Tutte le tavole sono raccolte in quattro volumi che rappresentano un prezioso saggio sulla biodiversità delle Madonie, sistema territoriale e ambientale tra i più ricchi.

Iconografia della Storia Naturale delle Madonie, A cura di Pietro Mazzola, Francesco Maria Raimondo, 2011, Sellerio Editore.
• Quattro volumi in cofanetto
• 500 tavole a colori fuori testo
• volumi stampati su carta usomano appositamente fabbricata dalle Cartiere Fedrigoni, legatura in tela, sovracoperta e cofanetto illustrati
• formato di ciascun volume 22x30 cm

Questa straordinaria pubblicazione è attualmente in vendita presso il bookshop del nostro museo ad un prezzo speciale: 150€ anziché 300€. Contattateci per una quotazione comprensiva delle spese di spedizione.

APPROFONDIMENTO
L'uso dell'illustrazione per descrivere piante, animali e altri elementi di interesse naturalistico ha origine nelle tavole inserite nei manoscritti medievali e negli incunabula dei monaci cistercensi. In queste opere le illustrazioni erano molto schematiche e cariche di simboli comprensibili solo agli specialisti. Solo dopo che la storia naturale entrò a far parte degli studi medici nelle prime università l'illustrazione divenne realistica e assunse il valore di strumento destinato ad affiancarsi agli orti botanici e agli erbari nell'ambito dello studio scientifico della natura. A partire dalla metà del secolo sedicesimo questi tre strumenti venivano accomunati nel valore e nelle funzioni e denominati Horti botanici, Horti sicci e Horti picti. Tuttavia la tecnica iconografica si mantenne sommaria per molto tempo ancora, nonostante i sommi livelli raggiunti dalla pittura rinascimentale come quella di Botticelli che nella "Primavera" include ben 150 immagini di piante perfettamente identificabili addirittura a livello di specie. Le prime importanti iconografie siciliane risalgono al diciassettesimo secolo, epoca in cui furono svolti studi di grande rilievo culturale e scientifico. Prima fra queste opere, va ricordata quella di Agostino Scilla messinese (1629-1700) , studioso e pittore noto col nome di Scolorito, che per primo comprese e spiegò l'origine dei fossili allegando al testo una serie di tavole, mirabili per precisione e bellezza dei disegni. Allo stesso periodo appartengono quelle di Silvio Boccone (1635-1703), padre dei naturalisti siciliani, e quelle del suo allievo Francesco Cupane (1657-1710) che nel 1690, al servizio di don Giuseppe del Bosco, principe della Cattolica, fondò l'Orto Cattolico di Misilmeri, il secondo in Sicilia, e illustrò nel Panphiton siculum le piante che vi si coltivavano, oltre a quelle note nell'isola e a molti animali. Del Panphyton esistono soltanto tre prove di stampa e varie copie incomplete, pubblicate postume; ma l'opera è una delle prime iconografie complete mai realizzate fino ad allora della flora di un territorio e rappresenta un modello cui si conformarono molte successive opere naturalistiche. Nel secolo successivo, (1778) viene stampata soltanto l'iconografia di Filippo Arena, pregiata, bellissima ma di stampo tipicamente secentesco. Le illustrazioni che accompagnano le descrizioni di nuove specie pubblicate a partire dai primi del diciannovesimo secolo con la rinascita degli studi naturalistici che l'uso delle tavole iconografiche , sono complessivamente schematiche ma piene di dettagli tassonomicamente utili. La dovizia di particolari è dovuta in parte all'uso del microscopio, ormai divenuto di uso comune, ed in parte anche all'acquisizione di conoscenze tassonomiche di cui prima non si disponeva. In questo contesto rientrano le tavole di Antonio Bidona Bernardi, Giovanni Gussone, Filippo Parlatore e Tineo. Quest'ultimo fece realizzare un'importante iconografia, nelle mire della pubblicazione di un'opera floristica che non fu mai scritta. La qualità dell'immagine iconografica migliora sensibilmente nelle opere di Todaro il quale, per altro, potè permettersi l'uso del colore. Colorate sono anche le tavole delle centurie dei funghi di Inzenga realizzate dopo il 1860, ma i costi rimanevano proibitivi anche per la stampa monocromatica. Questa è la ragione principale per la quale l'iconografia di Francesco Minà Palumbo, la sola - oltre a quella di Cupane - che riguardasse un contesto territoriale ben delimitato come le Madonie e certamente la più pregiata fra quelle mai realizzate in Sicilia e in Italia, rimase inedita nonostante gli incoraggiamenti di tutti i naturalisti del suo tempo, compreso il suo maestro Tineo. Le opere iconografiche pubblicate da Michele Lojacono Pojero, da Antonio Borzì e dai suoi allievi, tra la fine del secolo scorso e gli inizi dell'attuale sono significative dal punto di vista scientifico ma non raggiungono la qualità fotografica delle tavole di Minà Palumbo. Oggi la rappresentazione iconografica a corredo dei testi scientifici è ancora attuale ma è spesso rivolta a mettere in luce i dettagli di particolare importanza per la definizione tassonomica delle entità trattate. Fra i numerosi autori di tavole iconografiche attinenti alla flora siciliana si ricordano, Anne Mauri, disegnatrice botanica di professione, oltre ai botanici Lorenzo Gianguzzi, Salvatore Brullo e Franca Valsecchi. Un'attenzione particolare meritano anche alcuni botanici dilettanti stranieri, quali lo svedese Rolf Lidberg e lo svizzero Eric Nelson che nell'illustrazione riescono a raggiungere livelli certamente non lontani dall'opera d'arte.